31 luglio 2023
INVESTIMENTO
EQUITY CROWDFUNDING
DIVERSIFICAZIONE
GUIDA
Spesso gli investitori scelgono quanto investire nell’equity crowdfunding seguendo un approccio di pancia, ovvero andando a sensazione e facendosi ispirare dalle singole campagne che trovano. In questo approccio si parte dal progetto e si decide quanto investire sul singolo progetto. Questo è un errore tipico nelle decisioni finanziarie: partire dallo strumento e non da sé stessi.
Una corretta pianificazione finanziaria parte dai propri obiettivi finanziari. Bisogna capire qual è la porzione corretta del proprio capitale che si può investire in equity crowdfunding. Per trovare questa risposta bisogna porsi almeno queste 4 domande:
Attraverso queste semplici domande possiamo trovare quella che si definisce la “punta” della piramide patrimoniale, cioè gli investimenti più redditizi ma anche più rischiosi. Alla base della piramide deve esserci la capacità di produrre reddito, avere un fondo di liquidità per le emergenze, magari assicurazioni sulla casa o sul proprio capitale umano, un fondo pensione per integrare la pensione obbligatoria. Queste sono tutte reti di sicurezza che ci possono dare la tranquillità di investire e di non mettere a rischio soldi di cui potremmo avere bisogno con urgenza.
Una volta decisa la cifra da destinare all’equity crowdfunding bisogna decidere quanto mettere sulle singole campagne. Per questa scelta si possono seguire due approcci che possiamo chiamare approccio attivo e approccio passivo.
Con l’approccio attivo si cercano le grandi occasioni, si studiano attentamente tutte le campagne per trovare quella che avrà il maggior successo. Ogni campagna si analizza con sguardo critico e si cerca di trovare le migliori valutando vari parametri che potete approfondire in questo articolo (Vai alla lezione 6). Tra le campagne selezionate si andrà a dividere il capitale da investire, in parti uguali o proporzionalmente all’interesse che abbiamo. Questo approccio è più difficile di quanto sembra perché fondamentalmente è impossibile predire il futuro. I grandi successi delle imprese, come i grandi fallimenti, sono tendenzialmente inaspettati. È incredibile quanti progetti sembravano destinati al successo e non sono riusciti a decollare (si pensi ai Google glass) e quante imprese che non sembravano avere le carte per vincere si sono rivelate dei successi colossali (si pensi ad Amazon che ha registrato perdite per i suoi primi 5 anni di vita).
Per questo è bene considerare l’approccio passivo, ovvero quello della massima diversificazione. In questo approccio, si investe nel maggior numero di iniziative possibile, compatibilmente alla propria disponibilità economica o finché non si esaurisce il capitale di investimento che abbiamo destinato all’equity crowdfunding, creandosi nel tempo un portafoglio quanto più possibile diversificato. Un caso particolare è rappresentato dagli investimenti immobiliari, nei quali è preferibile investire quote più elevate del proprio capitale, data la natura significativamente meno rischiosa, le tempistiche ridotte e il rendimento espresso in termini percentuali e non moltiplicativi del capitale investito, come avviene nel caso delle startup/pmi.
Diversificare vuol dire distribuire il capitale in investimenti il più possibile diversi tra loro.
“Diversi” ha sia un significato quantitativo, cioè distribuire il capitale in numerose forme di investimento, ma anche qualitativo, ovvero devono avere caratteristiche diverse tra di loro.
Un primo livello di diversità si ha tra startup (più giovani e con potenziale/rischio più alto), PMI (un po’ più stabili e consolidate) e progetti immobiliari (società specializzate nella costruzione/ristrutturazione di immobili e con rendimento e durata predefiniti).
All’interno di queste categorie si può diversificare in termini di: settori merceologici o di attività, perimetro geografico, stadio di vita, livello di rischio, modalità di ritorno economico e tempistiche di liquidazione.
Warren Buffett, uno dei più grandi investitori al mondo, dice che “la diversificazione è una protezione contro l’ignoranza” e a chiunque gli chiede un consiglio di investimento lui risponde: se la finanza non è il tuo lavoro la cosa migliore da fare è seguire un approccio passivo, ovvero investire in tutte le imprese che offre il mercato.
I rendimenti dell’intero mercato azionario sono trainati da pochissime società, col senno di poi sembra ovvio che bisognava investire solo in quelle società e portare a casa un rendimento stellare. Ma la verità è che nessuno ci riesce, neanche gli esperti della finanza. Ci piace pensare che sia possibile e che qualche fortunato ci riesce, ma non dovremmo fondare la nostra strategia di investimento sulla fortuna. Più scommettiamo e più è facile che portiamo a casa rendimenti inferiori alla media, più diversifichiamo e più possiamo avere la certezza di portarci a casa il rendimento medio del mercato.
In questo modo rendiamo più solido il nostro investimento, minimizziamo i rischi complessivi. Lo rendiamo una macchina efficiente ed affidabile. Questo approccio è meno soddisfacente, dà meno il gusto di aver fatto delle scelte di investimento. L’economista Samuelson diceva che “Investire dovrebbe essere divertente come guardare l’erba crescere o la vernice che si asciuga, se vuoi divertirti vai al casinò”
Di seguito sintetizziamo i 4 motivi per cui la diversificazione è la regola d’oro negli investimenti (presi da “Investimenti. La guida completa”, Hoepli 2022)
Più ci concentriamo su una o poche imprese e più rischiamo di veder svanire il nostro capitale. Spalmare il proprio denaro su più investimenti è l’unico modo per proteggersi dal rischio di sbagliare. In questo senso la diversificazione vuol dire non mettere tutte le uova in un unico paniere e questo è fondamentale quando si investe in startup che hanno un alto tasso di fallimento.
Essendo impossibile prevedere quali saranno i casi vincenti, possiamo prendere tutte le possibilità sapendo che tra queste ci saranno anche le vincenti. Il successo di questi casi eccellenti andrà a superare anche i fallimenti più grandi, come accade nel mercato azionario. Si aumentano così le possibilità che il portafoglio nella sua interezza abbia un rendimento positivo. In questo senso la diversificazione non solo riduce le probabilità di sbagliarsi ma aumenta le probabilità di avere ragione. Come diceva un altro grande investitore: “Non cercare l’ago nel pagliaio, compra il pagliaio” (John Bogle).
L’aspetto più affascinante della diversificazione è che opera come una sinergia: l’unione fa la forza. Questa riguarda il rischio complessivo dell’investimento inteso come la banda di oscillazione del risultato finale, che ovviamente vogliamo sia più stretta possibile. In questo senso grazie alla diversificazione le “unità di rischio” di ciascun investimento che sommiamo si compensano tra di loro, in altre parole 2 + 2 = 3. Questo perché imprese diverse hanno rendimenti che non sono correlati: quando va bene una va male l’altra, per cui avendole entrambe si crea un portafoglio che oscilla di meno, cioè meno rischioso.
Se investo tutto il mio capitale (o una porzione troppo consistente) in una singola forma di investimento, è possibile che non riuscirò a mantenere il sangue freddo e a prendere decisioni in maniera lucida e razionale riguardo l’investimento in questione. Questo perché ci sono in ballo interessi troppo grandi che avrebbero un impatto molto forte sulla mia vita. Se invece il mio investimento è stato diversificato in più strumenti, su ciascuno di essi potrò prendere decisioni con una minor pressione psicologica.
Oppure scopri tutte le lezioni della "Guida definitiva per investire in Equity Crowdfunding".
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