12 giugno 2020
IMMOBILIARE REALESTATE CROWDFUNDINGIMMOBILIARE POSTCOVID
In momenti di crisi come quello che abbiamo vissuto, la ricerca di rendimento a breve termine sui propri investimenti è un tema importante più che mai.
L’investimento immobiliare rappresenta da sempre un rifugio per chi cerca un rischio controllato e la possibilità di generare un rendimento. Per farlo, però, tipicamente è necessario saper individuare l’immobile giusto, trattare il prezzo e, soprattutto, disporre di un capitale sufficiente all’acquisto almeno di un appartamento, da poter eventualmente ristrutturare e rivendere, con tutte le complessità connesse da dover gestire.
Oggi il crowdfunding immobiliare consente di partecipare, anche con piccole somme, a operazioni di questa tipologia, ma di maggiori dimensioni, gestite da esperti, che fino ad oggi erano riservate solo a investitori professionali o con grandi patrimoni, e che sono in grado di offrire rendimenti elevati ai propri investitori su un orizzonte temporale breve.
Ma investire nell’immobiliare in un momento come questo, in un Paese appena uscito da 3 mesi di un lockdown che ha impattato su tutti i settori economici, ha senso?
Il mercato immobiliare è in crescita rispetto agli anni precedenti: a dispetto della situazione creata durante pandemia, sono stati investiti in Europa oltre 70,6 miliardi di euro nel primo trimestre 2020, il 46% in più rispetto allo stesso periodo 2019 e il 25% oltre la media a cinque anni, ma il 29% in meno rispetto all’ultimo trimestre 2019 (studio di Savills European Research).
Si tratta quindi di uno stop momentaneo alla crescita del mercato, non di una perdita, in quanto le basi della situazione precedente alla pandemia erano solide, soprattutto in quei centri, come la periferia di Milano, che hanno rappresentato un traino per il settore durante il 2019. Uno stop dovuto ad una impossibilità di concludere le trattative a causa del lockdown, non ad una diminuzione della domanda.
Da un’analisi condotta da Moody’s (Covid-19 impact Heat map) sugli effetti prodotti dalla pandemia in vari settori dell’economia, il real estate è citato tra quelli che hanno avuto un impatto molto basso; il mercato immobiliare è da considerarsi particolarmente resiliente ed uno dei capisaldi della ripartenza.
“La casa rimane un rifugio, ormai anche fisicamente, quindi nel lungo periodo non ci aspettiamo crolli dovuti al coronavirus dal punto di vista degli acquisti prima casa né di case come asset da investimento” afferma Angelo Cinel, CEO di Wire Consulting.
La pandemia ha modificato il nostro modo di rapportarci con la casa, di cui abbiamo tutti capito la reale importanza.
Già oggi, sui portali immobiliari e nelle agenzie, esiste una forte domanda inevasa per le abitazioni ed una scarsa offerta, segnali di una volontà di cambio che richiama un prodotto nuovo.
Da un’indagine Nomisma, società di ricerca e consulenza che gestisce anche un osservatorio sull’immobiliare, emerge che, nonostante gli effetti del Covid, la domanda abitativa si attesta sui livelli dello scorso anno ed il lockdown ha aumentato la capacità di risparmio al 75% delle famiglie italiane. Inoltre il panorama è favorevole all’acquisto, con tassi d’interesse applicati ai mutui molto bassi, anche sotto l’1%.
Rapportato alle nuove esigenze abitative, che vedono aumentare la domanda per immobili che offrono ampi spazi sia privati che comuni (anche per lo smart working), giardini e balconi, si vedrà già nel breve termine una maggiore dinamicità nel mercato immobiliare, soprattutto in aree su cui si sta investendo per riqualificare, anche a livello infrastrutturale.
Queste esigenze porteranno molte più persone a scegliere di acquistare un immobile in zone più periferiche ma con buone prospettive di crescita, sia per i prezzi più contenuti che per lo spazio e una qualità della vita migliore rispetto alle zone centrali delle grandi metropoli.
Sei interessato all’equity crowdfunding immobiliare? Stay tuned!
Vuoi investire su un progetto che rispecchia le nuove esigenze nate sul mercato immobiliare?
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